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implantologia senza osso superiore
[implantologia senza osso superiore] – Se hai eseguito una visita implantologica e ti è stato detto che non hai osso mascellare superiore, dipende in quale zona di esso, la tua atrofia si manifesta, ma non importa, perchè in questa pagina, vi faremo vedere, sia tecniche che immagini e interventi video, mentre risolviamo, qualsiasi mancanza di osso mascellare, che sia frontale, posteriore o entrambi.
Guradiamo quali tecniche realizziamo per risolvere le tra mancanze di osso mascellare superiore, che potrebbero verificarsi, le includiamo tutte, cosi’ ognuno di voi potrà trovare nella soluzione, la sua patologia atrofica e trarne informazioni utili, per risolvere definitivamente la propria edentulia, conseguente alla tipologia atrofica sofferta.
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1 implantologia senza osso superiore zona frontale
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2 implantologia senza osso superiore zona posteriore
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3 implantologia senza osso superiore zona frontale e posteriore
1 Mascellare zona frontale SOLUZIONE


Nel caso che l’atrofia al mascellare superiore, sia frontale, puoi risolvere la tua atrofia tramite l’inserimento di impianti dentali con tecnica dello Split Crest, se la tua atrofia risulta piu’ grave, puoi inserire due impianti dentali detti nasali, nella spina nasale del corticale, dove esiste osso estremamente duro, se la tua aatrofia dovesse risultare grave, puoi risolverla, inserendeo un singolo impianto zigomatico, se la gravità è strutturata solo in una semiarcata oppure 2 impianti zigomatici, se l’atrofia risulta estesa in entrambe le semiarcate.
Se l’atrofia frontale del mascellare superiore, dovesse risultare gravissima, con l’aggiunta per esempio di un paranasale chiuso, quindi non puoi mettere lo zigomatica, oppure per altri motivi di incidente o malattia ti manca tutta una parte di zigomo, o una porzione di premaxilla, in questo caso andremmo ad usare nella zona dove ti manca la porzione di osso la tecnica implantare con la griglia sottopirostea, una griglia in titanio realizzata su misura della tua parte residua dell’osso mascellare, nell’altra porzione inseriremo o uno zigomatico o uno split di cresta, ma in tutti i modi risolveremo la tua atrofia con denti fissi.
2 Mascellare Zona posteriore SOLUZIONE


Nel caso che l’atrofia dovesse lambiare la parte posteriore della mascella superiore, eviteremo sucuramente i grandi rialzi del seno mascellare, inserendo 2 impianti dentali pterigoidei, nella zona molare posteriore del mascellare, osso basale staccato dall’osso mascellare che non si consuma estremamente duro e resistente. Con questa nostra tecnica chiamata doppio cerchiaggio di seno mascellare andiamo a risolvere l’atrofia mascellare posteriore, in zona frontale metteremo impianti trasversali quanto basta alla riabilitazione, risolvendo con dentatura fissa la tua atrofia mascellare superiore nella zona posteriore.
3 Mascellare Zona frontale e posteriore SOLUZIONE


Se la tua atrofia risulta grave con assenza di osso mascellare sia in zona frontale che posteriore, possiamo risolverla con la nostra tecnica detta dello PterigoZigomatica, che consiste, nell’inserimento di soli 2 impianti zigomatici frontali 1 singolo per ogni zigomo, e nella parte posteriore 2 impianti pterigoidei, 1 per parte, nell’osso basale PterigoPalatino, risolvendo definitivamente con denti fissi la tua grave atrofia con denti fissi, sia nella parte frontale che posteriore.
Dopo questa tipologia di interventi, ogni paziente deve guarire:
Come?
Attraverso l’osteointegrazione degli impianti dentali nell’osso. Segue un approfondimento del funzionamento dell’osteointegrazione attraverso le sue cellule chiamate osteoblasti, che se sollecitati durante le fasi masticatorie, secernano nuovo osso per l’osteointegrazione degli impianti dentali, sino a giungere alla totale guarigione.
In implantologia il termine “osteointegrazione” indica il processo biologico attraverso il quale l’osso mascellare integra l’impianto dentale inserito in esso attraverso la produzione di nuovo tessuto osseo attorno ad esso in modo tale da imprigionarlo e formare un tutt’uno così come l’osso alveolare circonda i denti naturali.
Si dice che l’osteointegrazione è andata a buon fine quando tra la superficie dell’impianto e l’osso non è presente nessun tipo di tessuto connettivo e quando i movimenti “permessi” all’impianto dentale sono inferiori ai 100 micron (in pratica l’impianto è stabile e supportato dall’osso circostante).
L’osteointegrazione Come avviene ?
Prima di poter inserire l’impianto dentale, il dentista deve provvedere a creare, nell’osso, lo spazio necessario e sufficiente ad ospitare la nuova radice artificiale.
Per tale procedura, il medico utilizza delle particolari frese dello stesso diametro dell’impianto in modo da asportare la minor quantità di osso possibile.
Creato lo spazio, si inserisce l’impianto ed inizia il processo di osteointegrazione.
La superficie dell’impianto viene immersa nel coagulo di sangue proveniente dai capillari dell’osso residuo.
Il sangue trasporta le piastrine che, a loro volta, trasportano delle proteine che hanno il compito di attirare gli osteoblasti ovvero cellule specializzate nella formazione di nuovo tessuto osseo.
Nelle prime fasi dell’osteointegrazione, si può assistere alla creazione di “fili” che vanno dall’osso mascellare alla superficie dell’impianto.
Mano a mano che il tempo passa e gli osteoblasti depositano materiale minerale (fosfato di calcio) sui fili descritti in precedenza, questi diventano sempre più spessi fino ad incontrarsi, intrecciarsi e fondersi insieme dando vita al nuovo tessuto osseo perfettamente vascolarizzato (ciò implica la presenza non solo di osteoblasti, per la creazione di nuovo tessuto osseo, ma anche di osteociti ovvero le cellule deputate alla sua disgregazione in base alle leggi biologiche che governano il ciclo di ricambio tissutale).
Terminata correttamente l’osteointegrazione, la superficie implantare è ricoperta da osso per l’80% e l’impianto è pronto per svolgere il suo lavoro di supporto di una capsula così come entrare a far parte di un struttura formata da più impianti ed una protesi fissa o mobile.
Quanto dura il processo di osteointegrazione ?
In base agli studi effettuati, la velocità di osteointegrazione dipende da diversi fattori ma, in linea generale è stato possibile verificare che l’osso dell’arcata inferiore impiega meno tempo per inglobare l’impianto dentale rispetto all’arcata superiore e ciò è dovuto alla qualità dell’osso stesso che è più denso.
Volendo esprimere il tempo medio di attesa, possiamo riportare i dati che solitamente si trovano sui testi di implantologia ovvero:
- 3 o 4 mesi per gli impianti mandibolari (arcata inferiore);
- 5 o 7 mesi per gli impianti mascellari (arcata superiore).
Come favorire l’osteointegrazione ?
La ricerca che è alla base della produzione di nuovi presidi implantologici ha fatto passi da gigante negli ultimi anni grazie anche alle nuove tecnologie applicate a questa branca dell’odontoiatria.
Gli sforzi più recenti hanno avuto come oggetto di ricerca la velocizzazione dell’osteointegrazione e tali sforzi hanno prodotto eccellenti risultati andando ad operare su diversi fronti:
Materiale di costruzione degli impianti
Quasi tutti i produttori di impianti dentali si sono uniformati nell’utilizzo del titanio per la costruzione degli impianti dentali poiché è altamente biocompatibile ed inerte (anche se non del tutto) e dette caratteristiche lo eleggono a materiale per eccellenza per favorire l’osteointegrazione.
Esistono comunque anche impianti dentali in ceramica ed in zirconio anche se, finora, sono stati meno utilizzati.
Forma della superficie dell’impianto
E’ stato dimostrato che rendendo “ruvida” o “spugnosa” la superficie dell’impianto, essa facilita e velocizza il lavoro delle cellule osteoblaste ma non solo, in tal modo il nuovo tessuto osseo trova sulla superficie implantare delle mini-insenature all’interno delle quali potersi insinuare e rendere, così, l’impianto più stabile e ritenuto (stiamo parlando comunque di anfratti dell’ordine di micron non di caverne !).
La “rugosità” della superficie implantare è ottenuta con differenti lavorazioni: mordenzatura (che prevede l’utilizzo di acidi) e la sabbiatura.
Se da un lato la nuova superficie di un impianto dentale avvantaggia l’osteointegrazione, dall’altra esiste anche il problema dato dal fatto che tali micro-insenatura offrono riparo alle colonie di batteri patogeni che portano alla perimplantite e, quindi, al riassorbimento dell’osso con conseguente fallimento dell’impianto.
Temperatura di perforazione dell’osso
Le frese utilizzate dall’implantologo per preparare l’osso e creare l’alloggiamento per l’impianto, una volta cominciato il loro lavoro di perforazione tendono a sviluppare calore e ad innalzare di molto la temperatura del sito operatorio.
La temperatura troppo alta dovuta alla fase di fresatura causa la morte (necrosi) delle cellule ossee. Per risolvere questo problema, durante la perforazione dei mascellari si usa un getto continuo di soluzione salina (o liquidi simili) per raffreddare il punto esatto in cui la fresa opera.
Ultimamente sono comparse sul mercato frese particolari che lavorano a pochi giri al minuto e che hanno la caratteristica di non sviluppare alte temperature durante la perforazione, rispettando la massimo i tessuti e velocizzando, così, il processo di guarigione e di osteointegrazione.
Quando un impianto dentale si considera pienamente osteointegrato ?
Dopo aver letto quanto scritto in questo articolo sul processo che vede l’osso mascellare inglobare l’impianto dentale, il lettore potrebbe essere portato a pensare che solo dopo la fine dell’osteointegrazione l’impianto dentale sia pronto e stabile a sufficienza per poter svolgere il suo lavoro senza il rischio di insuccesso.
Non è proprio così e la dimostrazione è data dalla tecnica di implantologia a carico immediato (quando la protesi viene fissata agli impianti molto prima che l’osteointegrazione abbia terminato il suo percorso).
L’implantologia definisce due tipi diversi di stabilità: quella immediata che un impianto dentale assume nel momento stesso in cui è inserito nell’osso mascellare (stabilità primaria) e quella, invece, che assume una volta completata l’osteointegrazione.
Se la stabilità immediata (primaria) è tale da consentire il carico immediato, allora il dentista può fissare la protesi agli impianti (caricare gli impianti) ed il paziente tornerà a casa con i suoi nuovi denti funzionanti anche se dovrà seguire alcune modifiche alla sua dieta evitando cibi duri almeno per il primo periodo.
Nel caso in cui, invece, il grado di stabilità primaria non consenta il carico degli impianti allora questi dovranno “riposare” per il tempo necessario all’osteointegrazione prima di poter servire come pilastri di sostegno della protesi.
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